In questo articolo vi parlerò della gestione della strumentazione durante un concerto dal vivo e cercherò di darvi alcuni consigli che vi potrebbero essere utili per le vostre esibizioni in grandi contesti musicali o anche in contesti più piccoli. Iniziamo parlando della mia attrezzatura personale sul palco: Io per l’ukulele uso una pedaliera molto elementare e semplice perché non ho grande esigenza di effetti e di modificare estremamente il suono del mio strumento. Uso essenzialmente una DI box amplificata con un equalizzatore specifico in modo da caratterizzare il suono in base al luogo e al contesto in cui suono. In accordo con il fonico di sala cerco di ottenere il suono che mi viene richiesto modificando i parametri di equalizzazione.
Questo particolare pedale, inoltre, mi permette anche di dare maggiore guadagno e volume al mio suono in caso dovessi fare un assolo e anche di caricare effetti in un circuito esterno di andata e ritorno del segnale. In questo circuito in uscita inserisco dei pedali di effetti che sono un wha-wha, un distorsore che uso in maniera molto delicata solo per caratterizzare e dare maggiore spessore al mio suono durante qualche solo e per qualche riff particolare, un delay che uso sia durante i soli, sia sfruttando le ripetizioni in particolari ritmiche e un reverbero che mi serve per creare atmosfera e dimensione al mio suono.
Dalla DI Box, faccio uscire due segnali: uno bilanciato che va al mixer di palco e poi alla sala e un segnale sbilanciato che va direttamente a un amplificatore per strumenti acustici che tengo vicino a me e che gestisco per avere il ritorno desiderato sul palco indipendentemente dai monitor che ci sono sul palco. Su questa cosa vorrei fare una piccola riflessione e darvi un consiglio: esistono centinaia di modelli di monitor da palco che possono essere economici o molto costosi e specifici. In ogni caso la cassa dei monitor è sempre abbastanza ridotta e questo va tenuto in considerazione. Spesso mi capita di ascoltare monitor di artisti sul palco in cui vengono inviati tutti i suoni del palco compresi tutti gli elementi della batteria e del basso. Tutto questo suono saturerà il segnale in entrata facendovi percepire al minimo le cose che desiderate ascoltare mentre suonate e anche il vostro strumento. Questo vi darà la percezione che non riusciate a sentire bene, in realtà non è vero che sentito poco, ma state sentendo male e troppo! Fate da subito una cernita di quello che per voi è necessario e fondamentale sentire per capire dove siete e fatevi mettere in evidenza solo quello, ad esempio della batteria non è necessario sentire i microfoni dei piatti o dei tom durante le rullate, se siete dei ritmici il vostri riferimenti devono essere la cassa, il rullante e un minimo di charleston e basta. Poi sicuramente vi serve il basso e questo punto altri strumenti con cui dialogate musicalmente sul palco e che vi servono come guida. In una situazione come questa che vi sto mostrando, sul palco siamo 8 musicisti e 4 cantanti, chiaramente in spia va fatta una cernita abbastanza precisa pur avendo dei monitor molto professionali. Nel caso siate in un piccolo locale con spie molto economiche il mio consiglio, se vi volete sentire, è centellinare al massimo le cose da inserire nella spia. In un piccolo locale sarà anche più facile, perché essendoci un palco piccolo, molti strumenti, se “aguzzate” le orecchie, li sentirete direttamente dal loro amplificatore o comunque in diretta. Proprio per evitare di “sopraffollare” i monitor io uso un amplificatore per acustica indipendente dove posso avere il mio ascolto diretto dello strumento e alzarlo o abbassarlo a mio piacimento.
Una volta che il suono è uscito dalla mia pedaliera va direttamente al mixer e dall’altra parte ci sarà un fonico che modellerà i volumi e la definizione del mio strumento. La riuscita della mia performance dipendente molto dal rapporto e dalla qualità del fonico con cui lavoro. Per questo motivo vorrei parlarvi del difficile rapporto tra fonico e musicista. In molte occasione ho visto gente venire quasi alle mani e in questo modo disintegrare qualsiasi possibilità di ben riuscita della esibizione dal vivo. È un problema abbastanza diffuso. Partite sempre dal presupposto che quello che sentite voi sul palco è il frutto della vostra esperienza, di capacità di ascolto e di gestione della vostra strumentazione sul palco, ma quello che la gente sentirà e invece il frutto del lavoro del fonico. Questo è il centro della questione. Stabilire una rapporto ostico con il fonico è garanzia di scarsa riuscita della performance quindi io è la prima cosa che evito. I musicisti e i fonici sono due mestieri molto diversi nel mondo dello spettacolo. Eppure se si vuol fare bene il proprio mestiere bisogna in parte conoscere il mestiere dell’altro. Un musicista professionista deve conoscere le basi della fonica e della psicoacustica, l’uso principale delle attrezzature e anche la qualità e i modelli principali di sistemi di amplificazione, mixer e strutture da palco. Il musicista deve essere in grado, appena arrivato sul palco e dopo una rapida occhiata alle attrezzature, di capire le possibilità e i limiti dei mezzi che ha a disposizione e anche stabilire un dialogo corretto con il fonico che è lo specchio, per così dire, della sua attrezzatura. Se salgo su un palco e vedo cavi in disordine, attrezzatura fatiscente, casse e monitor economici non mi passerà mai per l’anticamera del cervello di cercare dal fonico un missaggio alla Alan Parson ma cercherò con lui di ottenere un buon suono generale, seguendolo e dandogli anche una mano mettendo a disposizione, con molta tranquillità e umiltà, le mie conoscenze.
Se invece salgo su un palco ordinato e pulito con meravigliose attrezzature, capisco subito che il fonico sarà un professionista serio e quindi mi affiderò più a lui e alle sue capacità cercando insieme di ottenere il massimo, ma anche sperimentando e giocando con i mezzi a disposizione.
In sintesi il miei consigli in merito al rapporto musicista fonico sono i seguenti:
- Ogni musicista è tenuto a conoscere le basi e le attrezzature della fonica per stabilire un dialogo e ottenere il suono che vogliamo sul palco e fuori di esso.
- La guerra dei mondi non è un approccio ottimale: umiltà, tranquillità e cordialità sono sempre ben accetti nei rapporti umani.
- Sul palco cercate di ascoltare tutto il necessario alla vostra performance a livelli accettabili e non esagerati, con l’esperienza e il buon senso capirete cosa vi serve e cosa è meglio evitare di mettere in spia.
- Se ci riuscite fatevi una attrezzatura che vi permette di essere più indipendenti possibili nell’ascolto sul palco così da poter sempre intervenire a vostro piacimento.
- Studiate un po’ di psicoacustica che vi servirà per capire le frequenze e i suoni in modo da poterli gestire, sapete ad esempio che alcune frequenze di altri strumenti potrebbero annullare le vostre e quindi non vanno mai inserite nel missaggio dei vostri ascolti se vi volete sentire bene?
- Il fonico non è vostro nemico ma un tecnico collaboratore che è fondamentale per la riuscita della vostra performance.
- La sensazione che il pubblico riceverà da voi dipende molto dal vostro benessere psicofisico, capire come sentirvi al meglio sul palco e in sala, gestire i rapporti umani con serenità, acquisire esperienza e padronanza dei mezzi vi farà stare bene, e di conseguenza farete una bella esibizione.
Spero sia tutto chiaro e utile per voi…che l’ukulele sia sempre con voi! Ciao.